Hip Hop 50. I Migliori Album della Storia del Rap.

Questi dischi hanno segnato profondamente la storia dell’Hip Hop, definendo il genere musicale come lo conosciamo oggi e influenzando gli artisti di ieri, oggi e domani.

Il miglior album non esiste.

Esisono invece diversi dischi seminali che hanno cambiato per sempre il corso della storia della musica, contribuendo a definire il genere così come lo conosciamo oggi.

Il nostro quarto editoriale ‘Hip Hop 50’ vuole celebrare l’eredità che la musica Hip Hop ha lasciato nella cultura pop, menzionando i venti album più impattanti di sempre, spiegando le motivazioni della loro importanza, senza lasciarci influenzare dalle fredde cifre delle classifiche di vendita, o quanti dischi di platino o di diamante hanno collezionato.

Scopri subito i 20 Album migliori della storia dell’Hip Hop, in ordine sparso.

20) N.W.A, ‘Straight Outta Compton’ – 1988

Quando gli N.W.A registrarono Straight Outta Compton, non chiamavano la loro musica “Gangsta Rap”, ma “Reality Rap”.

Brani come “Gangsta Gangsta”, “If It Ain’t Ruff” e “Straight Outta Compton” riflettevano la vita quotidiana dell’orgoglioso ex gangster Eazy-E, dei produttori-dj Dr. Dre e Yella, e dei parolieri Ice Cube e MC Ren. Un disco leggendario, che ha riunito i professionisti più importanti della scena e che segna la nascita di uno dei sottogeneri dell’Hip Hop più apprezzati: il Gangsters Rap.

19) Genius / GZA, ‘Liquid Swords’ – 1995

Uscito durante l’ apogeo con RZA, il primo album da solita di GZA è anche uno dei suoi migliori.

Liquid Swords è un magistrale melange di liriche ispirate ai cinque centri vitali della filosofia Koan Zen, rafforzato dal suo autentico carisma, calmo ma spietato come quello di un Samurai.

E’ un disco totale, ispirato, che ha fatto da apripista al rapper per un percorso da solo.

18) Run-D.M.C., ‘Run-D.M.C.’ – 1984

Anche per i Run-DMC c’è un prima e un dopo. Quello del 1984 è il disco di debutto del gruppo che cambierà le sorti dell’Hip Hop.

Un album che è un editto mondiale, che ha reinventato e detronizzato il Rock & Roll, il cui ritmo ti attraversa e riecheggia, per sempre. Il produttore Larry Smith ha codificato il rumore attraverso la drum machine di DMX, i sintetizzatori lancinanti e i giradischi graffianti di Jam Master Jay: un monumento dell’Hip Hop.

17) Dr. Dre, ‘The Chronic’ – 1992

Il primo album pubblicato dalla Death Row / Interscope ha cambiato il panorama musicale.

Linee di basso sintetizzate, campionature e inni rauchi, diventano lo standard per il Gangster Rap della West Coast: un allora sconosciuto Snoop Dogg mette la sua voce e crea scompiglio, oltre che un’altissima curiosità. The Chronic è conciso ed immediatamente riconoscibile, anche a trent’anni dalla sua uscita.

16) LL Cool J, ‘Mama Said Knock You Out’ – 1990

Ad un certo punto della sua carriera, LL Cool J pubblica un album con un unico obiettivo: regnare sull’hip-hop come campione indiscusso. E’ salito sul ring lanciando barre energiche, rime pungenti come jab, vincendo l’incontro che lo ha portato al titolo mondiale e vincendo un Grammy.

15) Kanye West, ‘Late Registration’ – 2005

Late Registration del 2005 ha fatto conoscere al mondo il virtuoso del sample-flipping e ha gettato le basi per uno dei più brillanti album del Rap. Ai tempi, l’arroganza di Kanye West non si era ancora calcificata in qualcosa di insopportabile: era semplicemente un artista visionario, capace di ogni cosa e di ottenere ogni cosa, deciso a diventare grande e a dimostrarlo. Con questo album segna un tassello fondamentale nella sua carriera e nell’industria della musica Rap.

14) Kendrick Lamar, ‘good kid, m.A.A.d city’ – 2012

L’album di debutto del grande Lamar segna il suo nome nell’Olimpo dei re dell’Hip Hop.

Mette tutta l’angoscia e il dolore che è stata la sua vita fino ad allora, lo sviscera da vero poeta degno di un Pulitzer: poetizza solitudine, sofferenza e un senso di claustrofobia sociale, descrivendo un omicidio a cui ha assistito in gioventù, come un lamento arrabbiato che fa venire la pelle d’oca.

13) De La Soul, ‘3 Feet High and Rising’ – 1989

Anche questo è un album di debutto, questa volta dei De La Soul: un disco che è più un’impresa di immaginazione creativa impossibile da replicare; sia da un punto di vista visionario che pratico: i campioni utilizzati di “Peg” degli Steely Dan e “I Can’t Go for That” di Daryl Hall e John Oates oggi avrebbero costi proibitivi; fattore che rende questo disco una pietra miliare nella discografia Rap.

12) Beastie Boys, ‘Paul’s Boutique’ – 1989

Dopo il clamore del loro album di debutto e alienati dalla loro fanbase da confraternita ricca dei college Americani, i Beasties si trasferiscono a Los Angeles e si uniscono alla crew dei Dust Brothers, dando vita a una delle svolte più sinistre e meno prevedibili della musica Hip Hop.

Paul’s Boutique è un album che forse avrà deluso i fan della prima ora, ma li ha fatti entrare di diritto tra le file dei Dei del Rap.

11) 2Pac, ‘All Eyez on Me’ – 1996

Morte, conflitti reali ed immaginari, il difficile rapporto con la notorietà: è tutto racchiuso in un album leggendario, che fa rabbrividire, pensare, sognare. All Eyez on Me è una raccolta di 27 capolavori che l’MC appena uscito di prigione sviscera a suon di barre, avvalendosi di un cast di voci e nomi superbi: da Snoop a Nate Dogg, passando per Method Man e E-40; Dr Dre dietro le quinte.

Un capolavoro inarrivabile che ha segnato un AC e DC dell’Hip Hop.

10) Mobb Deep, ‘The Infamous’ – 1995

Impossibile non inserirlo nella Hall of Famer: la sola strofa di apertura del compianto Prodigy è piena di barre da brivido; mentre i beat tintinnanti di Havoc sono da applausi.

Un esempio di Rap Newyorkese da antologia, in cui riecheggiano brani come “Survival of the Fittest”, “Eye for an Eye”, “Trife Life” e “The Start of Your Ending”, che creano un mondo nuovo, fatto sfide e mistero.

9) Eminem, ‘The Marshall Mathers LP’ – 2000

Ancora il Dottor Dre dietro uno degli album più importanti della storia del Rap. The Marshall Mathers è la storia di un fan ossessionato che scrive al suo idolo che tanto odia. Una lunga lettera fatta di minacce, inquietudine, vendetta, in cui l’MC ha un crollo psicotico, e lo sviscera nel microfono.

Un disco intimo, ispirato, nato da una storia cruda e negativa, ma che tuttavia ha dato vita a qualcosa di unico.

8) Lauryn Hill, ‘The Miseducation of Lauryn Hill’ – 1998

Primo album da solita per la ventitreenne Lauryn Hill, che lontana dai Fugees ha realizzato un capolavoro hip-hop-soul femminista che riecheggia ancora oggi, ovunque.

La hit di successo “Doo Wop (That Thing)” è inserita tra “To Zion”, un’ode al suo primo figlio, e “Superstar”, è una richiesta di maggiore ispirazione per la cultura di massa.

Con i suoi 77 minuti di durata, Miseducation si riempie di intuizioni brillanti, melodie emozionanti: un vero e proprio blockbuster che ha ridefinito ogni genere musicale.

7) Nas, ‘Illmatic’ – 1994

Un freestyle shakespeariano che ha lanciato un incantesimo senza tempo su chiunque presta le sue orecchie e lo ascolta: una poesia profonda, intima e potente.

Illmatic è un album che risuona come una riflessione filosofica, plasmato ad arte con canzoni caratterizzate da pennellate jazz-funk, realizzato da un cast stellare di produttori e collaboratori, come Pete Rock, DJ Premier e Q-Tip. 10 brani, 10 capolavori di valore inestimabile.

6) Public Enemy, ‘It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back’ – 1988

Nation of Millions è stato il primo capolavoro dell’Hip-Hop e con it Takes a Nation od Millions to hold us Back, arriva il coronamento dei Public Enemy. Per molti considerato un Sgt. Pepper’s del rap, dal punto di vista dei testi, e un “London Calling” per quanto riguarda il mix radicale di caos controllato, rabbia giustificata, vertiginosi allimeamenti di scratch. Una pietra miliare senza la quale la musica Hip Hop non sarebbe così come la conosciamo oggi.

Più forte di una bomba, la sua influenza ha attraversato le linee di genere dall’Hip-Hop all’heavy metal allo shoegaze e oltre.

5) A Tribe Called Quest, ‘The Low End Theory’ – 1991

L’epiteto di Jazz Rap è riduttivo per questo disco del 1991. E’ il frutto di uno stato mentale multiculturale, che tocca qualsiasi genere, dall’elettronica al blues, e le tematiche più calde dei Tribe: problemi di gestione della rabbia, pericoli della strada, risentimenti, sentimenti. Riassume tutto ciò che è losco nell’industria discografica; è drastico, spavaldo. Un capolavoro.

4) Wu-Tang Clan, ‘Enter the Wu-Tang (36 Chambers)’ – 1993

Nove ragazzi dei quartieri periferici di NY stipati in uno studio di registrazione per settimane, intenti a rimodellare il rap e influenzarlo per decenni. E’ ciò che più o meno hanno fatto i Wu-Tang per enter the wu-tang: versi che mostrarono un’incredibile abilità stilistica, ma anche arroganza, saggezza, e istinto.

Enter the Wu-Tang ha fatto sì che un’intera generazione di MC migliorasse il proprio gergo e ha creato le basi per le grandi crew a venire, da Odd Future a Spillage Village e oltre. Un disco che ha cambiato il corso della storia.

3) Kanye West, ‘My Beautiful Dark Twisted Fantasy’ – 2010

Dopo la sua colossale figuraccia agli VMA, quando interruppe la premiazione di Taylor Swift screditandola pubblicamente a favore di Beyoncé, West doveva tirare fuori dalla manica un’asso davvero convincente, per cancellare con un colpo di spugna tutto il rumor negativo attorno a sé.

“My Beautiful Dark Twisted Fantasy” arriva come un riscatto totale del rapper, forse spinto a dare il meglio di sé: è un concentrato di tutto ciò che ci ha fatto amare Kanye.

Una produzione lussuosa, barre fluide su temi caldi quali la droga, il sesso e l’amore. Questo album è un capolavoro a cui si ispireranno generazioni e generazioni di musicisti.

2) Madvillain, ‘Madvillainy’ – 2004

L’unico e solo album dei Madvillain vede due eccentrici geni dell’hip-hop spingersi l’un l’altro verso un picco di strambo virtuosismo: il rapper MF Doom e il produttore Madlib.

Doom ha iniziato a far parte della sottovalutata crew KMD di Long Island, ma è diventato una figura di culto da solo, un misterioso supercattivo con una maschera di metallo, che utilizza una serie di alias e costumi. Aveva un’intesa perfetta con Madlib, un maestro della West Coast di campionature e funk distorti. È uno dei punti creativi più audaci e alti della storia dell’hip-hop.

1)The Notorious B.I.G., ‘Ready to Die’ -1994

E’ difficile non cadere nella retorica quando si parla di quest’album. Ready to Die ha segnato il momento preciso tra l’età dell’Oro dell’Hip Hop all’epoca moderna, facendo raggiugnere allo stile newyorkese il punto più alto mai raggiunto, né prima, nè dopo.

E’ semplicemente il capolavoro del più grande rapper di tutti i tempi, che prima di diventare Notorious B.I.G., è Christopher Wallace che si racconta e racconta con esattezza la sua vita fatta di spaccio di droga per sbarcare il lunario e delinquenza. Esperienze che ha riversato in canzoni dure e crude, che ha cercato di mitigare con un sottile senso dell’umorismo, perfezionando una dicotomia hard-soft che sarebbe poi diventata un modello per decenni di artisti.

L’album rimane un capolavoro cupo e innovativo che ha fissato il nome di Biggie Small negli immortali della musica.