In questo editoriale ti racconteremo brevemente la sua storia, fatta di casualità e tempistiche quasi magiche, cercando di rispondere ad alcune domande legate al suo modello.
Nel 1977 un ambizioso ingegnere aeronautico di nome Frank Rudy ebbe l’insana idea di inserire una “bolla” di aria compressa all’interno delle scarpe da corsa, per facilitare le prestazioni della scarpa in fase di trazione con il suolo.
Rudy propose il suo innovativo brevetto a diverse aziende, ma rifiutarono tutti per il timore di dover cambiare tutto il processo produttivo.
Fino a quando non bussò alla porta giusta: Beaverton.
Qui, la proposta del giovane ingegnere venne accolta con entusiasmo e, sulla base della sua innovativa suola, già l’anno successivo venne creato il modello Nike AIR Tailwind, anche se per l’aggiunta del MAX dobbiamo aspettare il 1987 con l’Air Max 1.
I due modelli Air Max sono la stessa cosa nonostante abbiano diversi nomi, fattore che ha generato negli anni un po’ di confusione nel corso degli anni.
Nel 1987, come abbiamo detto, nasce l’Unità Air Max per merito di un designer ed ex corridore di nome Tinker Hatfield, che prende letteralmente l’unità ad aria compressa e la rende visibile, in modo da dare dinamicità e movimento alla scarpa. La trovata si rivela geniale.
Arrivano gli anni ’90 e il modello Air Max riscuote un successo in costante crescita, così il brand decide di lanciare un altro modello della linea, espandendo l’unità Air rispetto alla precedente.
Dopo Air Max 1 e l’Air Max 2 che presentava l’intersuola in schiuma EVA, Hatfield battezza l’Air Max 3 con una “fessura” più grande nella suola che consente di vedere meglio l’unità Air; particolare che la rende protagonista dell’intero design della scarpa.
Per differenziarla dalle altre due precedenti, i fan della iniziano ad identificarla e chiamarla con il nome dell’anno di uscita, anche se questo resterà un nickname ufficioso fino al 2002, anno del remake del modello e dell’ufficializzazione da parte di Nike del nome Air Max 90.
Abbiamo così due nomi per la stessa sneakers: Air Max 3 ed Air Max 90 e possiamo differenziare le diverse generazioni in base a come identificano la scarpa.
In qualsiasi modo la si voglia chiamare, la sneaker è sopravvissuta a 30 anni di tendenze, di retrogressioni, di boom e di fallimenti nel mondo delle sneaker. Poche scarpe hanno resistito alla prova del tempo come questa silhouette e poche colorazioni sono rimaste intoccabili come la Infrared, una delle colorway più iconiche del modello Air Max 90.
Cioè che differenzia una Air Max 90 dagli altri due modelli precedenti è:
Dalla prima edizione del 1990, sono state realizzate ben 40 varianti dello stesso modello.
La prima release prevedeva una lavorazione del mesh e del camoscio sintetico e due colorazioni:
Hyvent Orange – attualmente nota come Infrared – e Laser Blue; entrambi i colori presentavano un’airbag dai pannelli a coste, una suola resistente e un ampio airbag situato nel tallone.
Oggi, i creativi designer di Nike mescolano colorazioni e texture per creare versioni inedite, da quelle in materiali premium a quelli hi-tech ad alte prestazioni.
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